Quando "diverso e' bello"
E' un fatto che alla scuola elementare di Corti, frazione di Costa Volpino, Bergamo, genitori italiani hanno ritirato i loro figli dalla prima elementare dove la maggioranza degli iscritti era costituita da bambini stranieri. E' stata una scelta dettata da razzismo? Alcuni dei genitori che hanno "ritirato" i loro figli fanno riferimento alla mancanza di certezze sulla continuita' del servizio per l'intero corso di studi.
E gia' questo crea rammarico perché tra accorpamenti di istituti scolastici e razionalizzazioni della rete scompaiono le piccole scuole che, con la chiesa, il municipio e la caserma delle forze dell'ordine, hanno da sempre costituito la roccaforte dell'identita' civica del paese anche pia' piccolo e che, rispetto alla presenza di immigrati, potrebbero essere utilizzate come focolai di integrazione linguistica e culturale e dunque di acquisizione di cittadinanza rispetto al Paese di accoglienza anche per gli adulti. Nell'istituto comprensivo di Corti, dopo il ritiro dei bambini italiani, l'unica classe prima sara' formata da 14 alunni stranieri: romeni, marocchini, bosniaci, croati, albanesi e questo ha fatto scattare l'accusa di razzismo. Le reazioni dell'opinione pubblica sono state forti, dalla viscerale difesa del diritto alla qualita' dell'istruzione senza rallentamenti nei programmi imposti da alunni con problemi di lingua o con precedenti percorsi scolastici accidentati fino alla decisa affermazione "diversi e' bello". Prendiamo l'occasione per soffermarci proprio su questo aspetto. Quando "diverso e' bello"? Quando le diversita' costituiscono una sfida cui si risponde forzando quanto di rigido ancora caratterizza il nostro sistema scolastico sia nell'organizzazione sia nella cultura che la pervade. Basti pensare al decreto Gelmini sul "tetto" del 30% alla presenza di alunni stranieri per classe, quando non si puo' parlare di studenti stranieri senza fare distinzioni tra chi e' nato in Italia, chi ci vive da tanti anni e non ha problemi ne' linguistici ne' rispetto ai contenuti e chi è arrivato da poco e ha bisogno di una fase di inserimento e di rafforzamento linguistico. Le esperienze positive sono ormai numerose, ciascuna con proprie specificita' e riguardano sia i bambini "non italiani" (una dicitura assolutamente insufficiente) sia i bambini italiani destinati a vivere in una societa' plurale. La multietnicita' tra i banchi e' ormai la normalita':i dati del ministero dell'Istruzione per l'anno 2013/2014 ci dicono che gli alunni di cittadinanza straniera sono 736.654, su un totale di 7.878.661 studenti. Molte scuole ne hanno preso atto e si sono attrezzate realizzando esperienze di grande interesse che hanno mirato a rafforzare le competenze linguistiche di chi aveva problemi, hanno creato occasioni di approfondimento delle conoscenze anche rispetto ai paesi di provenienza dei bambini, si sono occupate anche delle famiglie in cui essi vivono, favorendone l'integrazione culturale e in ogni caso evitando che queste differenze costituiscano un hadicap. Ma quella che manca ancora e' la certezza che tutte le scuole sappiano far fronte alla sfida, troppi tagli all'istruzione hanno bloccato le iniziative e impedito di lavorare e sperimentare per trasformare la diversita' in ricchezza.
Roma, 18 settembre 2013